1997 – 2007

Dieci anni di perseveranza

Era il 25 aprile del 1997 quando un gruppo di intrepidi turisti in bicicletta partì per partecipare alla prima avventura di viaggio di italiainbici®.
Era un gruppo di persone che aveva partecipato a numerosi viaggi in bicicletta, la più parte aderendo alle proposte dei migliori operatori d’oltralpe. Avevano già percorso gli ottimi itinerari lungo i fiumi e le vallate della Germania e dell'Austria, della Francia, della Svizzera.... Esperienze ottime, ad alcune delle quali anch’io avevo preso parte.
Per tutti noi erano state vacanze itineranti piacevoli e gratificanti: un’efficace interpretazione dei nostri sogni di cicloturismo. Eravamo entusiasti.
Ci accomunava da tempo il piacere dell’andare in bicicletta, ma anche il desiderio di farne strumento di compagnia, di scoperta e di conoscenza.
Ciascuno di noi divenne convinto propagandista di quelle esperienze,  grazie alle quali avevamo assimilato il modello per un possibile “altro turismo”.

Perché allora non farlo anche noi? A casa nostra?
Forse che in Italia non ci sono luoghi che meritano di essere visitati?
È davvero impossibile praticare il turismo in bicicletta nel nostro Paese? E allora com’è che tour operators esteri avevano preso ad organizzare viaggi di cicloturismo nelle nostre regioni? Sembrava proprio che gli italiani non volessero accorgersene.

Da queste semplici considerazioni è nata l’iniziativa di italiainbici®.

Il primo obiettivo era individuare un’area ed un percorso che potessero rispettare tutte le premesse e fossero anche novità, proposte non già presenti nei cataloghi.
Tra le diverse possibilità furono le aspettative per i profumi della fioritura primaverile della Sardegna ad offrire il miglior richiamo.
E così cominciò una successione di sopralluoghi, in momenti e con mezzi diversi per una progressiva scoperta degli habitat della Sardegna.
Fu una scoperta appassionante: oltre cinquemila chilometri percorsi su di un’isola meravigliosa, la cui estensione nord-sud - parlando di strade - è inferiore a 300 chilometri.
Un bel girare, fatto di visite, di conoscenze, di storie, di assaggi dei sapori locali.

Era finalmente giunto il tempo di sottoporre il “mio” viaggio al “giudizio esperto” di quei convinti e tenaci sostenitori della comune passione.

E' meglio non entrare troppo nei dettagli di quella prima esperienza: il mezzo di trasporto, il meglio allora disponibile, era un indomito Ducato che faticava a tirare un rimorchio telonato addetto al trasporto delle biciclette dei partecipanti.



Per me fu grande gratificazione. Alla buona riuscita dell’iniziativa si aggiunse lo stupore dei tanti che da anni conoscevano la regione, ma che per la prima volta la percorrevano in bicicletta, tra colori, profumi e sapori.

Certo, molto contò la buona cucina, come quella di Zia Belledda, splendida titolare di un semplicissimo quanto ottimo ristorante.
E l’accoglienza di alcuni sindaci, che in prima persona vollero incontrarci per presentare i loro territori. Ricevemmo persino l’attenzione della stampa locale, che guardava con simpatia a questa novità.
Non era certo nuova la bicicletta, ma lo era lo spirito ed il modo rispettoso di percorrere il territorio, avendo persino l'occasione di ricambiare i sorrisi di chi – con stupore – si accorgeva del passaggio del gruppo.

E da ultimo il gran finale alla festa di Sant’Efisio, a Cagliari.

Un buon successo. Ottimi giudizi: bravo. Persino meglio di …
Grazie.

Allora si poteva fare! L’idea funzionava!

E così, anno dopo anno, hanno preso vita altri percorsi: il Salento, il Friuli, le Marche, la Sicilia, il Lazio e la Toscana.
E in seguito anche la mia regione, la Lombardia.
Ritengo questo il banco di prova più difficile.
Non solo perché “nemo propheta in patria”, ma per molte e diverse ragioni.
Da “turista in bicicletta lombardo” sono convinto che la concentrazione di cultura presente in questa regione, nelle sue forme artistiche, architettoniche, paesaggistiche ed eno-gastronomiche rappresenti una straordinaria opportunità su cui investire.
Certo, per la più parte chi conosce la Lombardia l’ha vista da un’auto in corsa sulle autostrade, quando non intrappolato in estenuanti ingorghi, o dal finestrino di un treno - questo sì sempre troppo veloce - attraversando un panorama di capannoni industriali, strade, centri abitati così concentrati da rendere difficile individuarne i confini.
Invece in bicicletta tutto cambia prospettiva. Le strade campestri, la “bassa”, lungo i navigli, i fiumi che dolcemente portano ai laghi. Si ritrova il senso del tempo e dello spazio.
Incredibile l’emozione di trovarsi all’Accademia di Brera, in centro a Milano, senza quasi rendersene conto: il timore del ciclista - al solo pensiero di avvicinarsi alla grande capitale del traffico – diventa incredulità quando se ne ritrova al centro avendo percorso uno straordinario “corridoio” fatto di argini, di canali, di borghi restaurati, di dimore storiche. Cose d’altro mondo!

Per tutto questo....l’avventura continua!

Francesco Airoldi

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